1914 -1918: gli anni della guerra
Il 28 giugno 1914 veniva ucciso a Sarajevo l’Arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo. Un mese più tardi scoppiò la guerra in Europa, che secondo le previsioni sarebbe dovuta durare pochi mesi. La Valsesia che si apprestava a vivere un’estate come tante, con il suo turismo e la sua quotidianità, seguì con trepidazione gli eventi, e col passare del tempo anche preoccupazione. L’Italia, rimasta neutrale, guardava l ‘evolversi dalla situazione, mentre però la guerra si espandeva andò aumentando il numero degli interventisti.
Lo stesso Benito Mussolini, direttore dell'”Avanti”sconfessò la sua precedente posizione dichiarandosi favorevole all’intervento. Gli effetti della guerra in Valsesia si fecero sentire già inizio 1915, prima ancora che l’ Italia prendesse parte al conflitto. Infatti parecchi emigrati dovettero rientrare in Valle e senza lavoro peggiorarono una già precaria situazione economica., mentre parecchi lavoratori che si erano arruolati in eserciti stranieri, furono i primi feriti Valsesiani e questo causò molta preoccupazione per i famigliari a casa.
Il 23 maggio del 1915 l Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria e il 24 maggio i primi soldati attraversarono il Piave e cercando di sfondare ad est le linee nemiche. In Valsesia ci fu una mobilitazione generale per raccogliere aiuti mentre sempre più persone furono chiamate alle armi e partirono per il fronte. Tutte le istituzioni locali si erano mobilitate per far fronte ai bisogni causati dalla guerra. e non c’era paese che non avesse il suo comitato di soccorso.
Il provvedimento più importante fu la trasformazione dell’Ospedale SS. Trinità di Varallo in Ospedale Militare sussidiario di quello novarese. Questo ospedale iniziò la sua attività nell’estate del 1915 sotto la direzione del dott. Rossi ed ebbe subito un ruolo di primaria importanza in tutti gli anni di guerra. Fu organizzato per lo più per interventi di chirurgia ossea su soldati con arti compromessi da mutilazioni e congelamento. Parecchie associazioni, scuole e privati misero a disposizione i propri stabili per il ricovero e la convalescenza dei soldati. Con le notizie di enormi perdite sul fronte giunsero le notizie dei primi caduti valsesiani, lista che purtroppo si sarebbe allungata di giorno in giorno. Ogni famiglia si può dire avesse una persona in guerra, quindi queste notizie, spesso frammentarie e inesatte gettarono parecchie famiglie nella disperazione. I feriti intanto arrivavano sempre più numerosi a Varallo e tutta la popolazione era impegnata ad aiutare nel trasporto delle barelle dalla Stazione all’Ospedale., Quella che doveva essere una guerra lampo si trasformò oltre che in un bagno di sangue in una guerra di trincea fino ad arrivare ad una fase di stallo.
A Varallo oltre ai feriti cominciarono ad arrivare anche i primi prigionieri che vennero sistemati nel campo di concentramento del Molinaccio, alcuni furono anche impiegati per lavori stradali . Più avanti i primi profughi, quasi sempre donne e bambini spauriti e con miseri fagotti, furono sistemati in apposite strutture. Nel 1917 con il perdurare della guerra la situazione economica si fece sempre più difficile e i malumori si trasformarono in disordini in diverse parti d Italia i più gravi Torino, provocarono diversi morti e ci furono molti arresti. I soldati e la gente erano sfiniti da questa situazione., la stessa politica si interrogava sulla necessità di fermare la guerra. Ci furono le prime diserzioni e i renitenti alla leva aumentavano . Intanto continuava l’ arruolamento di giovani reclute a cui serviva però un minimo d addestramento, fu così che arrivarono a Borgosesia e Varallo i soldati del 24° reggimento di fanteria per le esercitazioni, prima di essere inviati al fronte, che significava spesso non far più ritorno.
Sull’Ortigara il 16 giugno del 1917 insieme a oltre 20000 alpini, perse la vita anche il ten. Mario Tancredi Rossi, figlio letterato, del direttore dell’Osp. Militare di Varallo, che dal fronte aveva inviato assieme alle lettere delle splendide poesie. . Fu uno dei primi eroi di guerra Valsesiani.
Il 24 ottobre del 1917 sotto il fuoco dei cannoni tedeschi, l esercito italiano subì a Caporetto la più grave disfatta della sua storia, dopo 2 settimane di combattimenti si contarono 350. 000 tra morti, feriti e prigionieri di cui oltre 40. 000 il primo giorno e nei giorni della caotica ritirata furono oltre 400. 000 soldati allo sbando e più di un milione di civili sfollati. L esercito riuscì a mantenere la linea sul Piave. Nel 1918 il Gen. Diaz che aveva sostituito il Gen. Cadorna cercò di riorganizzare l esercito. A Ottobre ci fu l offensiva contro un esercito tedesco austro-ungarico ormai sfinito, il 29 ottobre dopo la vittoriosa battaglia di Vittorio Veneto fu presentata la richiesta di resa da parte dell’Impero Austro-Ungarico.
L’armistizio firmato il 3 Novembre 1918 entrò in vigore il giorno dopo. La guerra era finita ma i numeri del conflitto furono drammatici 700.000 morti, 1.000.000 di feriti e oltre 200.000 tra invalidi e mutilati… Quasi tutte la famiglie lamentarono un congiunto morto o ferito. Furono anni veramente terribili per tutta l’Italia, Valsesia compresa, e purtroppo non erano lontani altri periodi difficili.
Leave a Comment
Devi essere connesso per inviare un commento.
0 Comments